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IL CAMBIAMENTO CLIMATICO ALLA PORTATA DI TUTTI

Testo e foto di Francesco Verdino


La vittoria di un bando molto importante ci ha portato accelerare la partenza di un interessante progetto sul cambiamento climatico. Da sempre come The South Adventures ci poniamo l’obbiettivo di sensibilizzare le persone su questo tema e un progetto grosso era quello che cercavamo dall’inizio.

Questo progetto tratta del Climate Change rapportato alle montagne del Nord Italia soprattutto della Lombardia. È un progetto molto lungo che ha come obbiettivo – anche tramite appositi documentari video – la sensibilizzazione del più ampio pubblico possibile, dai più piccoli ai più grandi. L’idea di base è quella di portare agli occhi di tutti in maniera semplice ed efficace questi temi, cercando di usare un apporto meno scientifico possibile e comprensibile per la maggior parte delle persone. Ci sarà anche tutto un monitoraggio da fare su larga scala. Ovviamente ci siamo rivolti non solo alla nostra community ma anche a professionisti del settore, esperti di geologia e tecnici di ricerca. Il tutto per portare un prodotto finito più completo possibile.

Oltre a questo, abbiamo aperto a tutti i nostri followers la possibilità di partecipare attivamente a questo progetto come volontari.

Il meteo – purtroppo – ci ha aiutato:

La fine di ottobre ha portato alla luce la presenza di una configurazione metereologica molto particolare, sicuramente atipica per il periodo. Una configurazione alto pressoria che ha portato temperature molto al di sopra della media del periodo anche alle quote più alte.

Le giornate di bel tempo estremo ed anomalo non ci hanno fatto esitare: organizzazione veloce e partenza immediata, questa la formula adottata. Grazie ai nostri profili social siamo riusciti ad attivare subito due squadre di volontari, che supportate da me si sono fiondate a rilevare le anomalie del periodo.

L’obbiettivo di questi giorni è guardare con i propri occhi l’effetto dell’Ottobrata calda in quota ai piedi dei più importanti ghiacciai della Lombardia e di misurarne le anomalie, iniziando così anche a girare il documentario.

Partiamo il primo giorno recandoci in un posto molto particolare: la Corna Mara.

Questo luogo ha infatti un’importante esposizione soliva che rende bene l’idea delle alte temperature. Arriviamo fino al Rifugio Giugiatti Sertorelli, a circa 2000 metri. Il nostro viaggio parte da qui: il panorama eccezionale sui ghiacciai delle Orobie, ormai in declino, ci permette con i giusti mezzi di fotografare e capire come stanno questi ex giganti dopo l’estate. Il monitoraggio inizia anche da queste cose: quote più basse per notare al meglio gli effetti di quello che sta succedendo. In questo articolo non parleremo dei dati rilevati, quelli verranno emessi a fine progetto e talvolta sui nostri social, come aggiornamento. Vi anticipiamo però che il caldo si sentiva già dal primo giorno. Sopra i 2000 metri si stava in T-shirt come fosse luglio.

Tuttavia una piccola nevicata rendeva l’ambiente sopra i 3000 più autunnale. Il ghiaccio vivo e grigio finalmente veniva ricoperto di bianco (quest’anno non succedeva da Maggio a causa della Siccità e delle poche precipitazioni).

Tanti di voi si stanno chiedendo come mai nel 2022 con centraline meteo super efficienti ci rechiamo ancora sul posto per questo tipo di rilevamenti. La verità è che purtroppo bisogna davvero ancora andare sul posto per capire al meglio la situazione senza fare errori nel registrare i dati. Il Climate Change da dei segnali veramente particolari come crolli e frane che vanno visti – da lontano – ma sul posto.

Il secondo giorno invece ci spostiamo in Valmalenco, nel regno dei 4000, per andare a vedere la situazione al Ghiacciaio Fellaria, uno dei posti più visitati della Lombardia.

Questa massa glaciale è ottimamente monitorata dal Servizio Glaciologico Lombardo: un timelapse rilasciato a inizio ottobre ci fa capire al meglio lo stato di ritiro di questo gigante buono.

Quello che impressiona di più è la velocità. Al Fellaria si arriva in breve tempo, passando dal Rifugio Bignami e costeggiando tutto il fianco del Sasso Moro. Le alte temperature ci fanno udire anche da lontano numerosi crolli: dalla parete sommitale cadono parecchi blocchi di ghiaccio, con tonfi abbastanza spaventosi. Sembra luglio dalle temperature. Fortunatamente in questo periodo dell’anno il sole è un po’ più basso!

Tra i nostri archivi fotografici notiamo davvero la differenza del ghiacciaio tra il 2018 e oggi. In pochi anni ha veramente perso tanta superficie.

Tutti questi rilevamenti li stiamo facendo solo con le nostre forze: tutto a piedi portando il materiale a spalla e negli zaini. Vogliamo provare a inquinare meno possibile. Per arrivare alla partenza degli itinerari stiamo usando o un’auto elettrica dataci per l’occasione o una a GPL, per provare veramente a ridurre le emissioni.

Il terzo giorno rimaniamo in Valmalenco, dove ci raggiunge anche Stefano, un ragazzo che segue The South da tempo e che sta studiando in Università proprio questi temi. Insieme a lui ci rechiamo ai piedi di due giganti glaciali: il Ghiacciaio dello Scerscen Superiore (sulla via normale al Bernina, il 4000 più orientale delle Alpi), e quello Inferiore, situato alle pendici della triade malenca Sassa D’Entova, Pizzo Malenco e Pizzo Tremogge. La quota è più alta dei giorni scorsi (il programma di questi quattro giorni è pensato per salire in quota sempre di più in relazione all’alzarsi delle temperature) e tocchiamo quota 3100 al Passo Marinelli. Le piccole nevicate della settimana precedente non ci danno problemi, anzi rendono la camminata più divertente.

Facciamo i nostri rilevamenti cruciali: la cosa spaventosa che notiamo è la temperatura del terreno, ancora caldissimo rispetto al periodo. Oggi la giornata è veramente lunga e i chilometri da fare sono tanti. Riusciamo a rientrare con le ultime luci del giorno.

L’ultimo giorno (Sabato 29 Ottobre) di questa prima parte del nostro progetto lo passiamo in Alta Valtellina, più precisamente in Valfurva nel bacino glaciologico dei Forni.

Veniamo raggiunti anche da Luca e Giacomo che ci daranno una bella mano nel trasporto dei materiali e tanti consigli utili. L’obbiettivo della giornata è quello di arrivare al Rifugio Casati. Questo rifugio è posto a oltre 3200 metri sul ghiacciaio del Cevedale. Fino a qualche decina di anni fa in estate qui si sciava. Oggi la situazione è abbastanza particolare: tanti nuovi crepacci si stanno aprendo e stanno aumentando la loro superficie soprattutto in profondità. Vogliamo capire quanto caldo fa in quota. Il dato rilevato è spaventoso, con oltre 8 gradi sopra la media del periodo: rimaniamo li molto poco perché il caldo è veramente estenuante. Il sole spinge così forte che all’aperto non si riesce a stare, anche grazie al riflesso della neve.

Abbastanza increduli scendiamo all’ora di pranzo in modo da ritornare con la luce. Nel ritorno ci fermiamo ad osservare alcune importanti pareti di queste montagne, ormai con seracchi crollati che hanno fatto la storia dell’alpinismo. Tante vie di salita purtroppo non ci sono davvero più.


Continua..



Francesco Verdino



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