di Francesco Verdino
Fotografia di Lorenzo Scarpellini
Ho sempre amato cercare posti nuovi. Scovarli, scoprirli e farli miei.
Anche in questo caso la voglia di fare qualcosa di diverso e la mancanza di tempo ci hanno spinto verso le solite mete. La Valmalenco ha tanti piccoli segreti. Regala quel giusto compromesso tra comodità e segretezza. È appena iniziato l’inverno e le prime nevi iniziano a coprire il terreno già alle quote medie. In questo periodo la montagna sembra morta: è troppo presto per sciare e forse è troppo tardi per allungare la stagione tardo estiva.
Fortunatamente abbiamo ancora voglia di arrampicare. La stagione estiva di tutti i membri del team è stata ottima e la forma da climbers è ancora notevole.
Riscopriamo sul web una falesia, molto particolare, incastonata alle pendici magiche della Val Lanterna. Un serpentino vero, solido e da quel colore rossastro marrone che regala sempre emozioni: la falesia del Ciafer.
Il team di oggi è composto da Luca, il più forte climber tra i tre, Lore, il fotografo ufficiale del team, e il sottoscritto. Ci accompagnerà anche Giada, per fare sicura se necessario. L’idea era quella di trovare un posto idoneo ed abbastanza soleggiato per una fredda giornata invernale.
Il Ciafer sembrava perfetto.
I primi problemi iniziano subito. L’avvicinamento non è di facile intuizione. Come per il resto della valle, tranne quei tre o quattro itinerari famosi, nulla è valorizzato.
Per trovare la falesia dobbiamo passare attraverso una vecchia cava – ambiente abbastanza macabro e cupo – praticamente senza sentiero. Tutto molto particolare.
Ai piedi della falesia incontriamo Elio Parolini, chiodatore della maggior parte dei tiri e scopritore della falesia. Secondo lui, i tiri negli anni hanno perso qualcosa in termini di gradi e di qualità della roccia.
Dopo tutta questa tiritera iniziamo ad arrampicare. Notiamo subito la difficoltà dei tiri, dovuta soprattutto alla qualità non eccezionale della roccia. Probabilmente siamo anche noi a non essere abituati: frequentiamo molto di più la Val Di Mello e le Grigne - tutta un’altra cosa.
La roccia inoltre è a tratti bagnata dalle perturbazioni dei giorni precedenti. Si scala a slalom trovando le zone di maggior comfort sulla roccia asciutta.
Un 6b, un 6c e un paio di 5 riusciamo a portarli a casa. Tiri molto belli, in un ambiente spettacolare e ricco di storia. Una nota: chiodatura bella distante che non piace a tutti!
Un buon allenamento in vista della prossima stagione.
A mio avviso, quando si scopre un posto nuovo, qualcosa rimane sempre dentro. Questa falesia per noi è una nuova sfida: valorizzarla a dovere sarà il nostro obbiettivo. Richiodarla? Magari.
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