testo e foto di Lorenzo Scarpellini, pubblicato su ciclismo.it
Il sogno di ogni biker è trovare sempre sentieri puliti, senza dover impazzire per evitare rami da mezzo metro sparsi ovunque e senza sassi che schizzano dappertutto. Purtroppo però per molti appassionati questo è solo un miraggio: tutte le domeniche si trovano ad affrontare una sassaiola, mentre si graffiano le tibie con gli arbusti che invadono il sentiero e cercano di evitare di finire letteralmente con qualche bastone tra le ruote. In molti si sono rassegnati. E questo perché dove i sentieri sono abbandonati a se stessi non saranno mai dei perfetti trail da mountain bike.
Ma quanto è realmente importante la manutenzione dei sentieri? Sarebbe bello avere a disposizione dei trail mantenuti in condizioni ottimali anche senza girare in bike park? Tutto diventa possibile quando istituzioni pubbliche e associazioni sportive lavorano in sintonia.
Un valido esempio di trail building “non invasivo” che ben si mescola nell’ambiente in cui è inserito e messo a disposizione di tutti gratuitamente arriva dalla Valmalenco, dove da alcuni anni Bike Bernina si occupa della preparazione e manutenzione di Trail Naturali, grazie alla collaborazione con i Comuni della valle. Ne abbiamo parlato con Roberto Calcagno, uno dei fondatori dell’associazione.
Ciao Robi, prima di tutto raccontaci brevemente la storia di Bike Bernina.
"Ciao a tutti! Bike Bernina è un’associazione di Mountain bike della Valmalenco, in Provincia di Sondrio. Qui - io ed altri appassionati della valle - abbiamo fondato la nostra associazione nel 2014. É nata inizialmente come associazione di Bike Hotel ma un obiettivo che ci siamo dati poco tempo dopo è stato quello di creare una rete sentieristica dedicata alla Mountain bike, iniziando quindi a fare del trail building. Oltre a questo - da cinque anni - teniamo corsi per bambini e adulti, facciamo escursioni in e-bike e molto altro per avvicinare nuovi appassionati al mondo delle due ruote."
Per creare una rete sentieristica dedicata che valorizzasse al meglio le caratteristiche del vostro territorio, che approccio avete utilizzato?
Fare mountain bike in Valmalenco è molto emozionante, puoi sentire profondamente il contatto la natura e ammirare un paesaggio unico. Volevamo riuscire a mantenere intatta questa sensazione. La valle ospita le montagne più alte delle Alpi Centrali e sono presenti molte vecchie tracce di sentieri alpini, sentieri dei contrabbandieri, dei tempi della guerra o semplicemente sentieri che oggi nessuno percorre più a piedi, che rischiano di scomparire. Questo anche perché purtroppo vediamo che il turismo di oggi tende a portare tutti sugli stessi itinerari. Il nostro obiettivo quindi è stato quello di recuperare, ripristinare e mettere a disposizione di tutti - non solo dei bikers - delle tracce che altrimenti rischiavano di scomparire nel disuso.
Da dove nasce l’idea? Quali sono i vantaggi?
Noi di Bike Bernina abbiamo sempre girato sui sentieri della valle e ci sono sempre piaciuti i sentieri naturali alpini, da questo è nata l’idea di sistemare i sentieri non come un bike park - quindi con grandi distese di terra - ma di sistemarli per renderli ciclabili con il minimo impatto sull’ambiente. Ripristinare vecchie tracce ci ha permesso di non stravolgere ulteriormente il paesaggio, apportando solamente delle modifiche per rendere i percorsi più praticabili in bici. Non stravolgere il terreno significa anche avere un sentiero più duraturo nel tempo e che richiede meno manutenzione. Seguire maggiormente la morfologia del territorio, evitando per esempio gli scoli d’acqua, ci permette di avere un sentiero molto più duraturo e autonomo. Con dei lavori mirati in primavera, in autunno e con un pò di sfalcio d’erba durante l’estate, il sentiero è perfetto per essere utilizzato tutta la stagione. La quantità di lavoro richiesta quindi è di gran lunga inferiore e il risultato è molto più in sintonia con l’ambiente circostante. Inoltre riscoprire vecchie tracce grazie alla mountain bike significa anche ripercorrere sentieri che hanno fatto la storia della nostra valle e questo per noi è un valore aggiunto.
É un lavoro che ha portato più bikers in valle?
Sicuramente si. La mountain bike è uno sport che sta crescendo molto negli ultimi anni in Italia, grazie anche alla popolarità delle e-bike che permettono a tutti di affrontare itinerari che prima erano troppo faticosi e riservati solo ai bikers più allenati. Nel nostro caso vediamo con gioia che sta crescendo molto anche l’interesse dei residenti, soprattutto nei ragazzi, che dopo la scuola si trovano per fare due curve nella Trail Zone o due salti nel pump track del centro sportivo di Caspoggio.
Cosa speri per il futuro?
Spero che si superi il concetto per cui lavorare i sentieri per renderli ciclabili significhi impattare pesantemente sulla natura. Lavorando in sintonia con le amministrazioni locali - il cui supporto è fondamentale - è possibile fare trail building senza deturpare il bosco o la montagna, portare più appassionati sulle nostre montagne offrendogli la possibilità di divertirsi in sintonia con la natura. Inoltre abbiamo la possibilità di mantenere in uso sentieri che gli escursionisti stanno abbandonando, che magari hanno una storia che abbiamo così la possibilità di salvare. Recuperare significa anche risparmiare lavoro, materiali e minimizzare l’impatto sulla natura evitando la costruzione di nuovi sentieri. In questa direzione opera IMBA Italia ( International Mountain Bicycling Association), una associazione internazionale no-profit che ha come obiettivo assicurare e sviluppare un accesso sostenibile ai sentieri per i biker integrando la mtb con il territorio e la comunità. (www.imbaitalia.org)
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