Testo e foto di Francesco Verdino
Qualche mese fa mi salta in testa la pazza idea di provare la Traversata dei Nebrodi in Sicilia per poi cercare di valorizzarla al meglio portando più avanti alcuni clienti. I Nebrodi sono una gruppo montuoso che si estende da Est verso Ovest nel territorio siciliano e sono posti tra l'Etna (chiamato dai local 'A Muntagna) e le Madonie.
La Sicilia ha un patrimonio incredibile sia dal punto di vista culturale sia da quello ambientale. Il turismo di montagna è particolarmente snobbato se non nella zona appunto dell’Etna dove si è creato un buon felling tra territorio e turismo. Per i Nebrodi è tutto un altro discorso: questa catena montuosa cade completamente nell’abbandono e vive una dimensione di wilderness incredibile.
Certi della solitudine, dopo aver studiato – per quanto possibile – l’itinerario partiamo per questo incredibile trekking. Su internet si trova molto poco: su 85 km di traversata vi è un solo rifugio (Relais Villa Miraglia) e i centri abitati sono distanti molti chilometri dalla Dorsale. Deviazioni praticamente impossibili. Le fonti d’acqua “buona” in tutta la traversata sono solo 5. Le tappe non hanno grande dislivello e non hanno grandi tecnicità ma sono lunghe e lo sviluppo è tanto. Soprattutto da fare in completa autonomia e autosufficienza con zaini da 18 kg e tanti litri di acqua potabile per bere e cucinare.
Siamo io e il grande Giuseppe Siviglia, alpinista lombardo di stampo moderno con un valido “motore” e entusiasta del viaggio. Dopo aver passato la prima parte del nostro soggiorno in terra sicula tra Catania, Cefalù e arrampicando ai Valdesi partiamo con un transfer privato da Mistretta (un borgo storico posto al confine con le Madonie dove lasceremo la nostra auto che raccatteremo al ritorno) verso Portella Mitta nel comune di Floresta. Sfruttiamo per quanto possibile il pulmino cercando di ridurre l’avvicinamento al minimo alla Dorsale. La strada però è abbastanza terrificante e l’ autista decide di lasciarci a pochi chilometri dal punto di partenza. Carichi come “scecchi” (= mulo, asino nel dialetto siciliano) seguiamo la strada asfaltata orientandoci con la cartina tra le mille deviazioni. Subito capiamo la difficoltà di orientamento di questa traversata.
Per chi viene dalle Alpi i sentieri sono segnati in maniera leggermente “diversa” e questo può creare qualche problema. Tuttavia riusciamo a imboccare il sentiero giusto e proseguiamo spediti verso Portella Dagara da dove la vista spazia sui laghi Trearie e Cartolari. L’ambiente è magnifico e spaziale. Siamo a bocca aperta: in questa zona antichi pascoli si alternano a boschi e rupi rocciose con molte fioriture del periodo. I cavalli corrono ancora liberi per le montagne nella natura incontaminata. La montagna è dolce e culla il pensiero.
La meta del primo giorno è il Lago Biviere un luogo magnifico in cui A' Muntagna si specchia leggero nelle sue acque. Questo lago è posto sotto la cima del Monte Soro – il rilievo più alto dell’intera catena. Prima tappa da circa 25 km con 800 metri di dislivello positivo. Tutto super tranquillo. Abbiamo fatto alcune pause panoramiche – una ad esempio a Piano Menta, una bellissima radura con vista sul mare.
Arrivati al Lago Biviere ci prepariamo per la notte, montando la tenda e aspettando il tramonto. Troviamo un posto ideale, sull’erba e con la vista sulle Eolie: godremo di un tramonto spaziale in completa solitudine (nella prima tappa abbiamo incontrato solo un gruppetto di persone a cavallo e nient’altro). Un'aquila solitaria accompagna l'arrivo della notte. Andiamo a letto presto in quanto la giornata seguente è quella con la tappa più dura. Nel bel mezzo della notte però veniamo accerchiati da un branco di Maialini Neri dei Nebrodi – maialini si fa per dire (raggiungono circa i 200 kg). Questi animali appartengono a una specie protetta e in via di estinzione e contano circa 2000 esemplari. Non sono abituati a grandi presenze umane nel loro territorio. Ammettiamo che un po’ di spavento ce lo siamo presi. La notte passa fredda, umida ed interminabile. Per alcuni motivi, al risveglio, decidiamo di provare a finire la traversata in un solo giorno e di accorpare praticamente due tappe: quella centrale e quella finale. Quella centrale è lunga circa 30 km ma quella finale risulta più breve. Siamo abbastanza allenati e sappiamo che volendo si può fare. Partiamo tuttavia con calma e raggiungiamo in un’oretta il Lago Maulazzo, un altro posto magico a pochi passi da Portella Femmina Morta.
Dopo qualche drone ripresa ripartiamo spediti verso Portella Miraglia dove pranzeremo. È tardi e siamo molto lontani dalla macchina. Pranziamo con un ottimo risotto alla milanese da reidratare. Sappiamo che dovremo camminare anche di notte per raggiungere la macchina in una tappa sola ma mettere un po’ di sano carburante nel motore ci farà solo bene. Il pezzo tra Portella Miraglia e Portella dell’Obolo è infinito e vagamente noioso. Forse l’unico pezzo di tutta la traversata: in questo tratto si può notare veramente l'abbandono di questa catena montuosa con tratti di strada asfaltata crollati e ex parchi giochi distrutti dalla natura. Come trattori però terminiamo la seconda tappa a un orario ancora decente e proseguiamo dritti per incamminarci verso l’ultima. Sono circa le 18 e un po’ di ore di luce la abbiamo ancora!
Deviamo – purtroppo – per il magico "Bosco Tassita". Un posto incantato ricco di rarità botaniche non indifferenti con alberi stupendi e un clima fiabesco. Iniziamo però a capire che siamo in posto dove sono anni che non passa nessuno e dove l’abbandono la fa da padrone. Il sentiero spesso si interrompe e i segni CAI sono molto distanti l’uno dall’altro. Non è facile trovare la via. Con intelligenza e caparbietà proseguiamo lentamente e con tante deviazioni. Circa a metà percorso però il sentiero sparisce completamente e ci troviamo nel nulla cosmico. Per fortuna il bosco non è fittissimo e il terreno poco aspro. Decidiamo di provare a seguire il territorio usando la cartina e puntando a una strada sterrata non troppo distante, vagando per il bosco e per i pendii: un bel taglione tattico come si dice in gergo, fuori sentiero e nel nulla. Sta per diventare buio quando riusciamo a trovare la strada sterrata. Adesso però siamo completamente fuori rotta e lontani dal percorso originale della Dorsale dei Nebrodi (che poi è anche una parte del Sentiero Italia).
Proseguiamo spediti cercando di rientrare sulla traccia originale. Alle luci della frontale, dopo alcune deviazioni ritroviamo finalmente il sentiero originale (tra l'altro l'unico segnato). Siamo entrambi stanchi, abbiamo già percorso 42 km a piedi e circa 1800 metri di dislivello positivo con zaini molto carichi. Mancano circa 10/12 km ancora per arrivare alla macchina. Miracolosamente incontriamo un branco di scecchi che ci apre la strada nella notte fino al meraviglioso Urio Quattrocchi, un lago nel comune di Mistretta, scortandoci con il rumore dei campanacci. Il branco lì ci abbandona per tornare indietro e increduli proseguiamo verso la fine della traversata. Mancano due chilometri e non ci sembra vero. Nel buio più totale e nel nulla siculo accompagnati dalle lucine lontane dei borghi dei Nebrodi in lontananza vediamo la macchina. Voliamo sprintando velocemente verso di essa. Esausti togliamo gli scarponi dopo una tappa da 55 km e 1950 metri di dislivello positivo. Quasi un ultra trail ma con zaini da 18 kg. Un toccasana per ginocchia e articolazioni di tutti. Soddisfatti scendiamo a Santo Stefano di Camastra in auto. E' da un pezzo passata la mezzanotte.
È stata una traversata magica in un ambiente clamorosamente selvaggio e vario con la vista del mare che accompagna gli occhi. Sicuramente un posto dove torneremo per viverlo più a fondo e che andrà valorizzato diversamente.
Ecco alcuni consigli per compiere questa traversata:
Ovviamente è da fare in tenda e in autosufficienza, cucinandosi i pasti.
Le fonti d’acqua si trovano nei seguenti punti:
Piano Menta (non potabile), Fontanazza (potabile - nei pressi di Portella Balestra), Lago Biviere (non potabile), Lago Maulazzo (potabile), Sorgente Nocita (potabile), C. Medda (potabile).
La copertura telefonica è abbastanza efficiente su tutto il percorso soprattutto la rete WindTre. Tim stranamente lascia un po' a desiderare.
Consigliamo di spezzare la traversata in 3 giorni in modo da non ammazzarsi (vengono comunque tappa lunghe). In 4 giorni per le persone meno allenate.
Consigliamo anche di visitare a inizio e fine giro i borghi di Mistretta e Ucria, molto belli.
Vi ricordiamo che non troverete assolutamente nulla per 85 km!
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